Breve storia del chiostro del San Giacomo di Savona
Il convento di San Giacomo, finito di edificare nel 1476, è dotato di due chiostri,
uno principale ed uno secondario. Quello secondario è locato da decenni alla società Solar Technology Group del prof. Suetta e, seppur subendo le ingiurie del tempo, versa in discrete condizioni di conservazione strutturale.
Il chiostro principale addossato al presbiterio ed all’abside non ha avuto manutenzione da parte del Comune da quando la Caserma Damiano Chiesa lasciò il S. Giacomo.
Tutte le lunette del porticato erano affrescate dal pittore savonese Ratti (1688-1755) con scene della vita e dei miracoli di San Francesco, come riporta nel suo trattato del 1847 lo storico savonese Torteroli.
Su tre lati il porticato fa da supporto alla costruzione conventuale mentre dal lato adiacente al presbiterio ed al abside è esposto agli agenti atmosferici.
L’ultima foto di scarsa qualità che lo ritrae nella configurazione post utilizzo militare è del 1974. Si noti la scaletta di collegamento dal piano di calpestio del chiostro al primo piano che venne ricavato dentro il presbiterio e del quale non rimane traccia.
Lo stato del chiostro nella seconda metà del ‘900 venne documentato fotograficamente ed era già chiaro il probabile collasso strutturale. Le sollecitazione di storici ed associazioni savonesi restarono senza esito e nei primi anni 2000 il chiostro crollò. Da allora le macerie furono terreno fertile per rovi ed arbusti infestanti che lo ridussero nelle condizioni della foto PRE delle pagine seguenti.
La creazione nel 2016 della nostra associazione diede nuova linfa alla conservazione del s. Giacomo e quello che riportiamo è un nuovo passo verso il recupero che segue la pulizia dell’abside, l’illuminazione del campanile, la parziale pulizia del sagrato, ecc..
All’inizio dell’anno 2020 abbiamo sollecitato direttamente e tramite il Comune
una visita della nuova Soprintendente alle Belle Arti di Genova (arch. Salvitti) che, unitamente al Comune, abbiamo accompagnato a prendere visione di tutto il complesso.
Le sue richieste ufficialmente fatte all’amministrazione comunale vengono via via ottemperate (già effettuati la chiusura della finestra dell’abside, il tamponatura con pannelli plastici delle finestre mancanti di vetro, il monitoraggio della facciata della chiesa). L’ultima azione è la rimozione dei rovi ed arbusti dal chiostro principale.
Il Comune, grazie alla azione congiunta del Vice Sindaco, dell’Assessore ai Lavori Pubblici e del responsabile dell’Ufficio Tecnico ha dato mandato alla Cooperativa “Il Rastrello” di effettuare la pulizia. Il lavoro ha richiesto l’impiego di 4 persone con attrezzi adeguati per due giorni (26 e 27 novembre).
L’eliminazione dei rovi ha riportato allo scoperto la vecchia costruzione ormai senza tetto delle cucine della caserma di cui si conosceva l’ubicazione riportata su vecchie mappe ma che non era più visibile perché sommersa dalla vegetazione. Come altre parti del convento e della Chiesa anche questa è stata trovata piena di rifiuti di varia natura. E’ di nuovo accessibile il presbiterio con la volta affrescata dal Casoni molto rovinata.
Sono venuti nuovamente alla luce due affreschi del Ratti che riportiamo, uno illustrante il miracolo di San Francesco che ammansisce il lupo di Gubbio ed un altro di più difficile comprensione perché in parte coperto da strati di imbiancatura.
Sono ora allo scoperto le macerie del chiostro crollato le cui colonne sono ancora ben conservate, sebbene rotte in tronconi dalla caduta.
L’Associazione ha immediatamente provveduto ad informare ufficiosamente la Soprintendenza fornendo le foto della situazione ed a inviare una PEC alla amministrazione comunale richiedendo, in quanto è loro responsabilità come proprietari del convento, di contattare ufficialmente la Soprintendenza per le azioni da intraprendere sia per la conservazione degli affreschi che per la rimozione delle parti senza significato storico-architettonico-artistico delle macerie. La stessa PEC è stata inviata p.c. alla Sovrintendenza.